Affitti Airbnb: da esperienza autentica a business

C’è stato un tempo in cui affittare una casa su Airbnb significava davvero entrare nella vita di qualcun altro.
Chi partiva per qualche giorno metteva a disposizione la propria abitazione principale, lasciando aperta la porta della quotidianità: i libri sul comodino, le tazze spaiate in cucina, le fotografie incorniciate, i cuscini consumati dal tempo.
Per gli ospiti era un’esperienza diversa da quella di un hotel: non si trattava soltanto di avere un tetto sopra la testa, ma di vivere per qualche giorno immersi in un’atmosfera familiare e autentica, tra oggetti e arredi scelti con gusto personale, spesso lontani dalle logiche commerciali.
Era, in fondo, una forma di ospitalità spontanea. Un gesto di condivisione più che di guadagno, capace di restituire il piacere di sentirsi “a casa” in un luogo sconosciuto.
Con il tempo, però, quel modello originario si è trasformato. Le piattaforme di affitti brevi sono cresciute e la domanda è esplosa. Sempre più proprietari hanno intravisto nell’affitto turistico un’occasione redditizia, e molti hanno iniziato ad acquistare immobili con il solo scopo di destinarli ad Airbnb o ad altri portali simili.
Il risultato? La spontaneità iniziale ha lasciato spazio a un vero e proprio business.
Gli appartamenti oggi sono spesso studiati a tavolino: arredi neutri, palette minimal, cucine standardizzate, tutto pensato per piacere a un pubblico ampio. Funzionale, sì, ma a volte freddo, impersonale. Si è perso lo charme di quella lampada un po’ storta ereditata dalla nonna, della poltrona vissuta con cui il proprietario aveva un legame affettivo, di quell’imperfezione capace di rendere unica l’esperienza.
Non si può negare che questa evoluzione abbia reso gli affitti brevi più professionali, garantendo maggiore efficienza e servizi di livello. Ma ha tolto parte dell’anima. Oggi chi soggiorna in un Airbnb si trova sempre meno spesso a “vivere la casa di qualcun altro” e sempre più a usufruire di un alloggio pensato per essere un prodotto turistico.
Il mercato immobiliare, inevitabilmente, si è adeguato: molte città hanno visto interi quartieri trasformarsi, con un impatto diretto sul numero di case disponibili per i residenti e sui prezzi. È un cambiamento che racconta bene come i consumi, anche nel settore abitativo, siano passati da un approccio esperienziale e relazionale a uno più spiccatamente economico e orientato al profitto.
E allora, forse, vale la pena domandarsi: cosa cerchiamo davvero quando viaggiamo? Una casa efficiente e ben organizzata o il privilegio raro di entrare, per un po’, nel mondo autentico di qualcun altro?